La metafora della cascata riportata negli scritti di Matthieu Ricard
A poco a poco la pratica meditativa porta alla calma mentale, anche se all’inizio pare che succeda l’esatto opposto. Nel momento in cui proviamo a tranquillizzare la mente, ci sembra di essere presi da un vortice di pensieri ancora più impressionante di prima. In realtà l’attività cerebrale non è affatto aumentata, è solo che ci siamo finalmente resi conto del brulicare dei pensieri! Ma se vogliamo davvero eliminare le cause della sofferenza e permettere che sbocci l’autentica felicità dovremo assumere il controllo dei tali processi. gli automatismi del pensiero non fanno che rinforzare la nostra dipendenza dalle cause del dolore, mentre la meditazione regolare, lungi dall’inebetirci o dall’inibire la spontaneità , conduce alla libertà che risulta dalla padronanza della mente e dalla pace interiore. Nei testi buddisti la cessazione del turbinio dei pensieri viene illustrata con la metafora di una cascata le cui acque si calmano gradualmente a valle, per poi unirsi alla vastità dell’oceano. Per essere più precisi, il progresso nella meditazione comporta cinque tappe, a cui corrispondono le seguenti cinque analogie.
1. La cascata che scende da un dirupo. I pensieri si susseguono incessantemente; sembrano ancora più numerosi per il semplice fatto che abbiamo cominciato a renderci conto dell’agitazione interiore.
2. Il torrente che scende precipitosamente a valle. Dentro di noi si alternano periodi di quiete e di attività .
3. L’ampio fiume che scorre senza ostacoli. La mente si agita soltanto quando viene perturbata dagli avvenimenti, altrimenti dimora nella calma.
4. Il lago increspato da qualche onda. L’animo è leggermente agitato in superficie ma nel profondo si mantiene calmo e presente.
5. La tranquillità dell’oceano. La concentrazione imperturbabile e senza sforzo non ha più bisogno di antidoti contro il vagare dei pensieri.
Un progresso del genere non si realizza in una giornata e nemmeno in qualche settimana ma presto o tardi viene il momento in cui si constata un reale cambiamento. Così come accettiamo di buon grado che ci vogliono tempo e perseveranza per impadronirsi di un’arte, di uno sport, di una lingua o di una qualsiasi altra disciplina, per quale motivo non dovrebbe accadere lo stesso per l’addestramento mentale? È comunque un’avventura che vale la pena di essere tentata: non si tratta infatti dell’acquisizione di una capacità ordinaria, bensì d’impadronirsi di un’arte che determinerà la qualità della nostra vita.
Matthieu Ricard, L’Arte della Meditazione, © Sperling & Kupfer, 2009