STUDIO DI UN GRUPPO DI RICERCATORI DEL MASSACHUSETTS GENERAL HOSPITAL
La meditazione influenza il Dna
LO STUDIO – La ricerca ha confrontato i geni di tre gruppi di soggetti, suddivisi in base al livello di esperienza in tali tecniche, che per otto settimane sono stati sottoposti a esercizi di rilassamento. Dall’indagine è emerso che sia lo Yoga che la Meditazione Mindfulness, il Qi Gong Taiji, le tecniche di respirazione o la preghiera, influenzano in qualche modo l’attività dei geni nei processi di risposta dell’organismo allo stress. Tali cambiamenti sono stati identificati sia nel primo gruppo che nel secondo.
MENTE E CORPO – «Ciò che abbiamo scoperto è che quando si cerca di ottenere il rilassamento vengono chiamati in causa gli stessi geni che rispondono allo stress», ha detto il dottor Herbert Benson, spiegando che la mente ha la capacità di «accendere e spegnere» i geni, e che spegnere lo stress significa migliorare la salute. E poiché oggigiorno siamo tutti stressati, come suggerisce lo stesso Benson, qualche minuto di una qualsiasi tecnica di rilassamento una volta al giorno sarebbe davvero consigliabile.
Fonte: Alessandra Carboni, 03 luglio 2008, Corriere.it
Diversi studi confermano l’efficacia delle attività meditative sulla condizione fisica
La meditazione, spiega Daniela Palomba, docente di Psicofisiologia clinica all’Università di Padova, è una delle procedure di autoregolazione psicofisiologica e può incidere sull’attivazione corporea, uno dei principali bersagli dello stress. Si è visto in diversi studi che durante la meditazione si creano determinati stati nell’encefalogramma, con prevalenza di onde alfa, tipiche dello stato di riposo. Inoltre, si mettono in equilibrio i rami simpatico e parasimpatico del sistema nervoso periferico, quello vegetativo che innerva cuore e sistema gastrointestinale. Questo equilibro garantisce la buona salute di questi organi. Allo stesso tempo, la respirazione lenta e profonda attiva il cervello e il sistema nervoso periferico in modo da predisporre l’organismo a reagire bene di fronte allo stress, o meglio, di fronte ad attivazioni emozionali, sforzi cognitivi, paura, nervosismo”.
Le neuroscienze e la psicologia sfruttano gli antichi principi della medicine orientali scoprendone le basi scientifiche, spiega la Sipnei sul suo sito. Alla base di tutto ci sarebbero le molecole emotive, neurotrasmettitori che influenzano i nostri stati di umore, la personalità, le emozioni e la salute, agendo sullo stress cronico. È dimostrato anche il ruolo svolto dalle tecniche di rilassamento nel combattere l’ipertensione. Controllando le reazioni del corpo, si controllano i picchi di pressione. Restano molto meno chiari i risultati che riguardano effetti più globali, come sostenere che la meditazione allunghi la vita. La psiche incide certamente sulle malattie, perché non esiste una componente mentale che non influenzi il corpo, e viceversa, la psiche è certamente parte del processo di malattia e di guarigione, ma è importante ricordare che non è l’unico fattore in gioco.
Fonte: Life.wired.it
La meditazione «spegne» i pensieri nocivi
Gli effetti di antiche tecniche svelati dalle nuove tecnologie
Alcune pratiche di meditazione riescono a «spegnere» l’attività di un’area cerebrale responsabile dell’insorgere nella mente di ansietà e preoccupazioni sul futuro e dell’incapacità di concentrarsi semplicemente sul presente. Lo indica una ricerca pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences da parte di un gruppo di studiosi americani guidati dal professor Judson Brewer del Department of Psychiatry della Yale University School of Medicine di New Haven. L’area cerebrale in questione è indicata da una sigla, DMN, che sta per Default Mode Network. In pratica si tratta di una sorta di motore interno automatico di pensieri che genera quel continuo emergere nella mente di idee, ricordi, immagini, timori; insomma tutto quello che spontaneamente affiora alla coscienza e che può andare a interferire con ciò che si starebbe facendo in quel momento. Questa attività è presente in circa la metà del tempo della veglia e può far affiorare spesso pensieri sgradevoli, sia provenienti sia dal passato sia proiettati nel futuro, e contribuire a creare stati d’ansia e di depressione.
LO STUDIO – La ricerca ha dimostrato, tramite l’utilizzo della Risonanza Magnetica Funzionale del cervello, che persone esperte in alcune tecniche di meditazione riescono a smorzare l’attività delle aree cerebrali che fanno parte del DMN, come la corteccia cingolata e la corteccia prefrontale mediale. Non solo, ma rispetto a persone non esperte in queste tecniche, gli esperti hanno un’attività del DMN decisamente ridotta anche al di fuori dei periodi di meditazione, come se l’allenamento trasferisse i suoi effetti al di là dei soli momenti di esercizio.
LE TECNICHE – Lo studio ha preso in esame tre diverse tecniche di meditazione, rispettivamente chiamate Concentrazione, Amare-gentilezza, Consapevolezza senza scelta. La prima è una tecnica nella quale il soggetto si concentra sul respiro, e quando arrivano pensieri si distoglie da essi gentilmente ma in maniera ferma; la seconda è una tecnica in cui il soggetto pensa attivamente a un momento in cui ha desiderato il bene di qualcuno e lo utilizza come modello per desiderare il bene degli altri; la terza è una tecnica in cui il soggetto presta attenzione a tutto quello che arriva momento per momento alla coscienza, senza tentare di modificarlo o di allontanarsene, finché non giunge spontaneamente un altro pensiero. I soggetti studiati sono stati dodici esperti in tali tecniche che sono stati confrontati per mezzo della Risonanza Magnetica Funzionale con tredici volontari che non avevano esperienza di meditazione.
Fonte: Danilo Di Diodoro, 31 marzo 2012, Corriere della Sera
BENEFICI PSICOFISICI DELLA MEDITAZIONE
Raccolta d’informazioni diffuse nel web
*La meditazione abbassa l’età biologica:
Prima un fisiologo statunitense dell’ UCLA, nel ‘78, Keith Wallace, dimostrò che nei soggetti che praticano abitualmete la meditazione da almeno 5 anni si riscontrano indicatori biologici dell’ invecchiamento che risultano inferiori in media di 12 anni. Poi verso la fine degli anni ‘80 un’ altra ricerca, condotta dal medico Jay Glaser, su un gruppo di 328 meditanti, dimostrò che i loro parametri fisiologici corrispondevano a soggetti con 5 – 10 anni in meno.
*Ridotta l’ansia, aumentate le resistenze immunitarie:
La sperimentazione condotta nel luglio del 2004 dall’ Università del Wisconsin, prevedeva un giorno alla settimana di ritiro in meditazione per 2 mesi, i risultati riscontrati hanno mostrato: un abbassamento del livello di ansia, una maggior resistenza alle situazioni di stress, una potenziata risposta immunitaria, e… emozioni più positive.
*Dimezzata la ricaduta nella depressione cronica:
Lo psichiatra Joh Teasdale dell’ Istituto di Scienze Cognitive di Cambridge, ha visto dimezzarsi la ricaduta negli stati depressivi cronici dei pazienti sottoposti a terapia meditativa.
*Fa bene al cuore:
La ricerca condotta presso lo Stress Institute della Roosvelt University nel 2001, rileva come meditare sia qualitativamente differente che passare un periodo in semplice relax, la meditazione predispone a un minor affatticamento del cuore regolandone il ritmo e migliorando le condizioni cardiache nei soggetti a rischio, inoltre migliora il metabolismo muscolare accrescendo la resistenza fisica.
*Miglioramenti in tutte le patologie:
Da 5 anni sono stati coinvolti 3.000 pazienti in un programma di meditazione al Centro Clinico tedesco di Essen-Mitte, miglioramenti significativi si sono riscontrati in svariate patologie, allungando l’aspettativa di vita nei casi di cancro.
*Recupero tossicodipendenti:
Il carcere minorile di Berna dal 1991 collabora con una comunità di meditazione ticinese per il recupero di giovani tossicodipendenti: la meditazione infatti libera la mente dal pensiero della droga e accresce la consapevolezza nelle proprie capacità.
La meditazione è un po’ anche questo, ma in verità è molto di più va oltre la salute.
Fonte: Solaris.it